Il riccio e la lepre – Favola di Tolstoj

Il riccio e la lepre – Favola di Tolstoj
Ultima modifica 25 Ottobre 2023

Favola di Tolstoj “Il riccio e la lepre” che insegna ai bambini a non schernire gli altri.

Morale: Non siamo autorizzati a prendere in giro gli altri neanche se abbiamo la fortuna di essere fisicamente perfetti.

Un giorno una lepre incontrò un riccio e gli disse: “Oh caro riccio! Credi di essere senza difetti, ma non vedi che hai le zampe storte?”

Il riccio rispose subito con un tono agguerrito: “Corro più veloce di te che hai le gambe dritte! Lascia che arrivi un momento fino a casa mia e poi organizzeremo una bella gara di corsa e vedremo chi di noi è il più veloce!”

Il riccio andò subito a casa e disse alla moglie: “Ho fatto una scommessa con la lepre: vogliamo fare a chi corre di più!”

La moglie lo ascoltò con attenzione e poi gli rispose: “Sei proprio diventato matto! Come puoi correre in gara con quella lepre? Lei è velocissima, lo sanno tutti, e tu hai le gambe storte e sei goffo e lento!”

Ma il riccio prontissimo continuò: “Se la lepre ha le gambe veloci, io ho il cervello veloce! E tu puoi aiutarmi se fai quello che ti dico. Andiamo al campo di gara.”

Quando arrivarono sul bordo del campo arato che era stato scelto come pista per la corsa,i riccio disse alla moglie: “Nasconditi alla fine di questo solco. Io e la lepre partiremo insieme dall’altro capo e quando lei sarà ben lanciata, io me ne tornerò alla partenza. Nel momento in cui arriverà da te, salta fuori all’improvviso e dille: E’ già un pezzo che sto qui ad aspettarti! Vedrai che la lepre non potrà distinguerti.”

La moglie del riccio ubbidì e si nascose nel solco. Il riccio tornò all’altro lato del campo dove la lepre lo aspettava per la gara.

“Correremo lungo questi due solchi paralleli!” disse subito il riccio alla lepre.

“Io di qui e tu di là. Via allora!”

Appena la lepre si fu lanciata nella corsa, il riccio se ne tornò all’inizio del campo e si nascose nel solco. La lepre arrivò in un attimo dove si nascondeva la moglie del riccio, che saltò fuori dal solco e disse: “E’ già un pezzo che ti aspetto!”

La lepre non distinse la moglie del riccio dal riccio in persona e disse: “Questa si che è bella! Come hai fatto a sorpassarmi?”

Poi continuò: “Ebbene, proviamo ancora una volta!”

“Proviamo!” accettò la moglie del riccio.

La lepre si lanciò per il suo solco e arrivò di gran corsa all’altro capo del campo. Lì c’era il riccio che aspettava. “Eh, fratello, tu arrivi tardi, è già un po’ che ti sto aspettando!”

“Questa poi!” esclamò ancora la lepre.

“Io ho corso più veloce che potevo e tu mi hai sorpassato di nuovo… Beh, proviamo una terza volta e vedrai che ora non riuscirai a sorpassarmi! Pronti? Viaaa, corriamo!”

La lepre spinse le sue zampe con quanta forza aveva in corpo, ma arrivata in fondo al campo la moglie del riccio le stava seduta davanti e l’aspettava.

E cosi la lepre corse su e giù dal campo, finché non ebbe più la forza di muoversi e respirare.

Alla fine si arrese e se ne andò triste triste.

Allora il riccio chiamò la moglie che lo raggiunse trotterellando dentro al solco e insieme se ne tornarono a casa ridendo.